Ubicata sull’ameno colle S. Antonio, nei pressi dei ruderi del Convento omonimo, ha sulla porta come architrave una grossa pietra con una vecchia iscrizione “ALFA 1608 et OMEGA 1611” (inizio 1608 e fine 1611). Non è dato sapere, fino ad oggi se questa iscrizione si riferisca alla fondazione della chiesa o riguardi una sua ristrutturazione ed un suo ampliamento. L’altra iscrizione sul frontespizio della stessa pietra, riutilizzata, dice: “DIRUTUM 1694 REEDIFICATUM 1698”. Lo spaventoso terremoto del 1694, che aveva distrutto l’abitato di Ruvo, aveva gettato a terra anche la Chiesa presso l’antico monastero S. Tommaso del Piano di Ruvo, ma il tempio fu fatto risorgere dalle macerie in soli quattro anni, a tre navate e di una certa ampiezza. Nonostante la chiusura del convento nel 1809, a seguito della soppressione dei vari monasteri da parte del Governo rivoluzionario di Napoli, la Chiesa fu sempre custodita, restarurata (1890) e riparata (dopo il terremoto del 23 luglio 1930) ed ha contenuto, fino al terremoto del 23 novembre 1980, le statue ed i dipinti di maggior pregio, oggi custoditi nella Chiesa Madre e presso il Museo parrocchiale d’Arte Sacra. A venticinque anni dall’ultimo terremoto, la Chiesa, che fu dei frati francescani, resta ancora chiusa al culto, nonostante i molteplici ma non mai risolutivi interventi della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici della Basilicata.