Personaggi illustri

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Personaggi illustri

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04 agosto 2023

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Personaggi illustri

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Andrea Belli
(Ruvo del Monte, 24 dicembre 1760 – Napoli, 27 maggio 1820)
Figlio del barone Sabino Belli, originario di Atripalda, in provincia di Avellino, e discendente di una delle più antiche e nobili famiglie dell'Irpinia: i baroni Belli dell'Isca. Andrea, sin dalla più tenera età, ebbe una grande predisposizione allo studio. Divenuto più grandicello fu inviato a Rionero in Vulture e affidato all'illustre Marco Pessolani che lo avviò allo studio della letteratura italiana. Andrea fu inviato nel Seminario di Muro Lucano per apprendere le lingue dei dotti: il greco, il latino e l'ebraico e per approfondire le sue conoscenze filosofiche. Successivamente si dedicò agli studi giuridici, approfondendo in modo particolare le sue conoscenze del diritto civile e penale, del diritto romano, nonché dello « jus canonico ». Giunto a Naploi, il Belli mise a disposizione del pubblico il suo grande talento e la sua particolare competenza nel settore giuridico. Egli concorse alla cattedra di Diritto Romano e Canonico, allora vacante nell'Università dei Regi Studi di Napoli.  Andrea Belli, nonostante avesse tanto a cuore gli studi giuridici, fu profondamente rattristato quando si rese conto che in quel tempo, come scriveva Domenico Martuscelli « che in quel tempo, nel Foro Napoletano, il cavillo e la mala fede prevaricavano l'equità e la giustizia ». Di tanto ne fu profondamente amareggiato, dal momento che aveva sacrificato i migliori anni della sua giovinezza allo studio e all'approfondimento degli studi giuridici. Immenso fu il dolore che Andrea Belli provò quando decise di abbandonare l'attività forense per dedicarsi completamente allo studio delle lettere e delle scienze.. In quei tempi, ilRegno di Napoli era privo di una pubblica biblioteca. Il re Ferdinando IV di Borbone per migliorare la cultura dei giovani sudditi del suo Regno diede l'incarico al Belli di dar vita e organizzare una vasta biblioteca. Il Belli seppe ordinare e classificare circa ottantamila volumi e creò, in tal modo, la prima Biblioteca del regno di Napoli che gareggiava alla pari con quelle più rinomate di tutta Europa. Il sovrano fu così grato al Belli che nel 1780 gli volle conferire il titolo di Bibliotecario di Sua Maestà e, successivamente, quello Primo Bibliotecario del Re o Prefetto della Regal Biblioteca Borbonica. Egli ha lasciato una elegante traduzione delle odi, delle epodi e dell'arte poetica di Orazio Flacco, la quale, quantunque fosse stata composta in età giovanile, si rivela molto elegante e pregevole. Andrea Belli compose anche numerosi saggi filosofici tra i quali bisogna ricordare i Commentari alla metafisica dell'Abate Genovesi, la Confutazione dell'empio sistema filosofico di Benedetto Spinoza e la Dissertazione sulla filosofia. Egli scrisse anche un opuscolo intitolato La comparazione tra i vegetabili e gli animali. Per ricordare questo insigne giurista, letterato e filosofo la città di Ruvo del Monte, che gli aveva dato i natali, gli ha intitolato la Scuola Primaria con il suo nome.  Il Giustiniani (nel dizionario geograf. Ragionato del Regno di Napoli, vol. II pag. 92) lo dice “uomo erudito e davvero di ottimi costumi che stanno bene in un gentiluomo: vago delle più colte lettere. Io spero indurlo un giorno a mettere a stampa le sue leggiadrissime poesie”. Fu giureconsulto e letterato. Nominato bibliotecario generale provvide la riordinamento delle biblioteche di Napoli. Professore della R. Università di Napoli di diritto civile e canonico. Fu Preside dell’Accademia Pontiana Napoletana di cui facevano parte il Filangieri, il Pagano e altri sommi. Membro dell’Accademia del Giglio d’Oro di Lecce, lasciò le seguenti opere: Dissertazione sulla filosofia – La confutazione del sistema di Spinosa – I Commentari della metafisica del Genovesi.
 
 


Francesco Carrabba
 nato a Ruvo del Monte nel 1742,
 giurista di chiara fama e letterato.
 Scrisse un’elegante   Traduzione di Orazio – i problemi di Aristotele e inoltre la “Praxis aurea syndacatus officialium e l’Aureus
 tractatus pareminentiae M.C.V. indebitae torturae”.
 
 
 
 
 







P. Francesco Antonio De Paola (1737-1814)

 
             Nacque a  Ruvo del Monte il 2 ottobre. 1737. Era cugino ai due fratelli Blasucci. Fin dalla sua prima gioventù concepì il desiderio di ritirarsi nella nostra Congregazione. Superate le opposizioni della famiglia, fu vestito dell’ abito della Congregazione il 21 giugno 1755, e dopo un anno fece la sua professione nelle mani del suo Maestro, il P. Antonio Tannoia in Deliceto. Compiuto il corso degli studi, pieno come era di talento e di zelo, fu tosto impiegato nella sacre Missioni. Quanto lo stimasse S. Alfonso, si può congetturare da questo: nell’ anno 1765 fra i vari soggetti proposti al Santo per la carica di Maestro dei Novizi, egli giudicò il De Paola, come uno dei più abili, (Lettere Vol. 1° pag. 569 ); e nell’ anno 1767 lo mandò come rettore a S. Angelo a Cupolo.
Per raccontare tutti gli apostolici lavori di questo indefesso Missionario ci vorrebbe un intero volume. Però la sua vocazione speciale fu di dilatare la Congregazione fuori dei confini del Regno di Napoli. Nel 1773 fece la Fondazione della Casa di Scifelli, e tre anni dopo quella di Frosinone. Nel 1780, avendo il Governo Napoletano sostituito la Regola, approvata da Benedetto XIV, con un nuovo Regolamento, che distruggeva poco meno l’ essenza del nostro Istituto, la S. Sede separò dalle Case di Napoli, le quattro esistenti nello Stato Pontificio, cioè S. Angelo a Cupolo, Scifelli, Benevento e Frosinone, e destinò De Paola qual Presidente di dette Case, come delle altre quattro Case aperte poco dopo in Gubbio, Spello, Roma e Cisterna. Ma l’ opera sua, la più importante, fu l’ammissione nella nostra Congregazione, di S. Clemente Maria Hofbauer, insigne Propagatore dell’Istituto. Nel 1792, cessando il Governo Napoletano di occuparsi delle nostre Regole, il P. De Paola, nel Capitolo Generale tenuto a Pagni, rinunziò alla sua carica di Presidente o Rettore Maggiore, e venne eletto Superiore Generale e Rettore Maggiore il P. Pietro Paolo Blasucci. Da quell’ anno P. De Paola dimorò quasi di continuo a Frosinone, e con le sue buone maniere rese non lievi servizi a quella città nel tempo dell’invasione francese.    (Lett. II- 227 –  Berth. 627 a 1177). Gli ultimi anni del P. De Paola furono amareggiati da grandissimi travagli. Il 6 febbraio 1808 venne espulso dalla Congregazione, per gravi mancanze di povertà e di ubbidienza, ma gli fu lasciata la cella che occupava, e gli fu dato un fratello laico per servirlo. Il De Paola ebbe una divozione speciale verso la SS. Vergine, in cui onore scrisse un erudito libro, intitolato «Grandezze di Maria». Morì a 77 anni in Frosinone l’ 8 novembre 1814 e fu sepolto in chiesa davanti l’ Altare Maggiore. Si interessò per la donazione del corpo di San Donato Martire a Ruvo del Monte anno 1783).
(Profilo tratto da Biografie manoscritte del P. S. Schiavone – vol.1 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.)
 


 
 
P. Pietro Paolo Blasucci (1729-1817)
Nacque a Ruvo del Monte nella diocesi di Muro Lucano e provincia di Potenza, addì 22 febbraio 1729. Dopo aver compiuto il corso dei suoi studi letterari e filosofici, essendosi il suo fratello minore, il Venerabile Domenico, ritirato nell’ Istituto di S. Alfonso, volle anche egli seguir un sì generoso esempio, e perciò fuggì di nascosto dalla casa paterna. Vestì l’ abito della Congregazione il 14 Agosto 1752, e l’ anno seguente nello stesso giorno fece la sua professione.
Quali e quanti fossero i talenti, la prudenza e le altre egregie sue qualità, lo mostra il fatto che S. Alfonso lo destinò, ancora giovane, all’ importante carica di Superiore e direttore delle missioni in Sicilia.
Non contava il Blasucci che 32 anni, allorché intraprese la fondazione della Casa di Girgenti. Farebbe uopo di grosso volume per narrare tutti i lavori che egli compì in pro di quella Isola, allora abbandonata, e le continue molestie ch’ ebbe a soffrire da parte dei malevoli e delle stesse autorità civili per mantenervi l’ opera delle missioni.
Nel 1787 P. Blasucci fondò una seconda casa nella Sicilia  nella città di Sciacca.
Il 17 aprile 1790 ottenne dal Re Ferdinando che a Girgenti ed a Sciacca si osservasse la Regola approvata da Benedetto XIV. Ed il 9 ottobre anche in Napoli si ottenne che si doveva osservare la regola antica.
Nel Capitolo Generale del Marzo 1793 il P. De Paola dette le sue dimissioni, riserbandosi il titolo di ex-generale e alcune altre prerogative; e fu eletto P. Blasucci Superiore Generale e proclamato Rettore Maggiore.
Tra Padri e Studenti erano allora in tutti 80, distribuiti in 17 Case: Pagani, Ciorani, Caposele, Deliceto, S. Angelo a Cupolo, Frosinone, Scifelli, Roma, Spello, Gubbio, Girgenti, Sciacca, Catanzaro, Tropea e Stilo…
Il 20 febbraio 1798 Pio VI fu portato via da Roma, e tutti i Padri furono cacciati dalle loro Case. La città di Napoli tremava al solo pensiero di vedere arrivare i Francesi. Ogni minimo indizio di connivenza col nemico attirava l’ attenzione e le severità del Governo.
Il Rettore Maggiore Blasucci lo imparò a sue spese. Impazientito nel sentir sempre parlare del prossimo arrivo dei Francesi, disse un giorno dinanzi a qualche amico: «Ma che vengano dunque questi Francesi, e ci si lasci in pace con tutte queste paure!»
Cotale proposizione, più che innocente, fu riferita al Re come la espressione d’ un desiderio, e il venerando Superiore, accusato di ribellione, e destituito dalla sua carica, fu condannato a una lunga prigionia nell’ eremo dei Camaldolesi di Vico Equense.
Quantunque di età di 70 anni, conservò il suo sangue freddo a questa notizia. Quando il commissario si presentò per condurlo al suo destino, i Padri si misero a piangere, il popolo singhiozzava. “Gloria Patri!” egli disse, e andò dietro all’ agente del Re.
Arrivato a Vico, saliva con fatica il monte su cui giace quell’ Eremo, e il povero agente si scusava di farlo così soffrire. «Oh!, disse il coraggioso vecchio, non è niente: Gesù salì il Calvario portando la croce, e noi non abbiamo croce sulle spalle». E continuò a salire, appoggiato al suo bastone e recitando sotto voce alcune preghiere.
Il commissario, lasciandolo, lo supplicò di benedirlo, e tornato a Napoli, disse ai suoi colleghi: «Ho condotto in prigione un santo». Il Blasucci rimase chiuso colà dall’ aprile del 1798 al novembre del 1799, occupato sempre a pregare nella sua cella, mentre l’ uragano rivoluzionario devastava quel regno.
Dopo quel temporale, il Re, disingannato sul preteso delitto del Blasucci, lo trasse dalla prigione, per restituirlo al governo della Congregazione. Il buon pilota riparò le avarie del naviglio, riprese la causa interrotta della beatificazione di S. Alfonso, e si preparò a nuovi acquisti, ma anche, come accade sempre quando si tratta delle opere di Dio, a nuove tribolazioni.
Dopo i disastri del 1799, le Case d’ Italia avevano goduto qualche anno di pace. Il Blasucci ne aveva profittato per ristabilire, per tutto, l’ ordine e la Regola.
Il Re Ferdinando, veduto lo zelo di quest’ apostolo per le missioni, lo aveva autorizzato nel 1804 a fondare una terza casa in Sicilia, distante due miglia da Palermo: di più, derogando dal decreto del 1752, il quale proibiva ogni acquisto, aveva permesso ad ogni Casa dell’ Istituto una rendita annuale di 1500 ducati. In queste condizioni, affatto conformi alla regola, si poteva fare assegnamento sull’ avvenire.
Ma ecco che nel 1805, Napoleone piomba all’ improvviso sull’ Austria ed i suoi alleati, e torna padrone d’ Europa. Fu un fulmine per il Re di Napoli che aveva parteggiato per l’ Austria. Napoleone  decretò la sua decadenza; e dichiarò Re delle Due Sicilie il suo fratello Giuseppe. Il 15 febbraio 1806 s’ impadronì di Napoli. Per Duca di Benevento fu eletto il ministro Talleyrand, e subito dopo furono soppresse le comunità religiose. La Casa di S. Angelo a Cupolo fu chiusa immediatamente. Fu risparmiata quella di Benevento per rispetto a P. Caione.
Nel 1808 il 6 giugno Luigi Napoleone nominò Re di Spagna suo fratello Giuseppe, e dette la corona di Napoli al cognato, il generale Gioacchino Murat, il quale soppresse gli ordini religiosi del regno, ma con decreto del 30 settembre 1809 furono rispettate le case dell’ Istituto per rispetto a Blasucci che aveva patito l’ esilio.
Il 24 Maggio 1814 Pio VII rientrò in Roma fra gli applausi del mondo cattolico, ed a un suo cenno il Rettore Maggiore Blasucci fece tornare i suoi religiosi nelle case dalle quali erano stati cacciati.
Dopo la Beatificazione di S. Alfonso, che avvenne il 15 settembre 1816, Il Rettore Maggiore Blasucci fondò due nuove case, una in Somma Vesuviana,  l’ altra nella stessa città di Napoli a S. Antonio a Tarsia.
Morì di anni 88 in Pagani il 13 Giugno 1817.
(Profilo tratto da Biografie manoscritte del P. S. Schiavone – vol.1 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista).
 

 
 
 
Venerebile Domenico Blasucci (1732 – 1752)
 
 
Domenico Blasucci nasce a Ruvo del Monte (PZ) il 5 marzo 1732, nella casa situata in Via Sportico San Giuseppe, da Nicola e Maria Antonia Carnevale, in un ambiente modesto, ma laborioso e sentitamente religioso. Ha tre fratelli e sei sorelle. Riceve il Battesimo, nella Chiesa Parrocchiale del paese, la mattina seguente. A pochi mesi è in grave pericolo di vita. Suo fratello già si reca in Chiesa per invitare il sacrestano a dare il segno della campana, tipico per la morte dei bambini, quando Domenico recupera miracolosamente la salute per intercessione di San Francesco Saverio, di cui la mamma è devotissima. Nel 1735, a soli tre anni, rimane orfano di padre. L’istruzione e  l’educazione sono curate dalla madre, mentre la formazione religiosa è affidata a tre sacerdoti, di cui due zii materni, e a un cugino suddiacono. Il piccolo cresce imitando i riti religiosi; dispone altarini e modella statue di Santi.
Avverte il primo  segno vocazionale quando, a Ruvo del Monte, nel giugno 1748, giungono i Missionari di San Vincenzo de’ Paoli. Il Blasucci, che ha solo sedici anni, ascolta, con intenso interesse, le predicazioni dei Frati e sente vivo il richiamo della vita religiosa. Chiede di entrare nell’Istituto Vincenziano, affermando: “ non posso non seguire la voce di Dio che mi chiama ”, ma il parere negativo della madre e le difficoltà economiche Lo obbligano al lavoro dei campi.
Il Suo coinvolgimento nell’apostolato per la salvezza delle anime si manifesta, con crescente ardore, quando, a casa di una zia, incontra il sacerdote Don Lorenzo Fungaroli di Caposele (AV). Don Lorenzo descrive al giovane, con trasporto e ammirazione, l’opera di alcuni Missionari della “Congregazione del SS. Redentore”, di recente fondata e diretta da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che si sono stabiliti nel Santuario di Materdomini a Caposele. E’ una vera rivelazione per Domenico, che prova uno slancio d’amore verso il Signore. Pratica piccole penitenze e digiuni; ricerca e studia le opere di Sant’Alfonso, particolarmente le “Massime Eterne”, le “Visite al SS. Sacramento” e le “Canzoncine Spirituali”, nonché la “Novena” di Santa Teresa; sceglie come Suo protettore San Vincenzo Ferreri. E’ così assorto nella preghiera, che gli si formano delle piaghe alle ginocchia. Vuole fortemente farsi accettare dai Liguorini e, a tal fine, invoca l’aiuto della Vergine, perché, sostiene: “ è quello un favore, che mi aspetto da Lei solamente ”. Partecipa, con particolare fervore, alla novena del dicembre 1749, in onore dell’Immacolata Concezione, nel Monastero dei Conventuali di San Francesco a Ruvo del Monte e, finalmente, superati gli ostacoli di natura economica, il 21 dicembre 1749, parte per la casa religiosa di Ciorani (SA) per fare il Noviziato nella Congregazione del SS. Redentore. Giunge a Ciorani il 24 dicembre 1749 ed è accolto nell’Istituto da Sant’Alfonso. Scrive, in questo periodo intenso di preghiere e mortificazioni, un “Librettino”, che rivela tutto il Suo essere in Dio.
Il 2 febbraio 1750, festività della Presentazione del Signore, il Blasucci, con la promessa di “ essere Santo, veramente Santo, e rendersi tutto simile al Redentore Divino ”, veste l’abito religioso. I voti di povertà, castità, obbedienza e perseveranza nella vocazione religiosa, li emetterà il 2 febbraio 1751.
Ormai Professo, avverte l’ansia di richiamare tutti alla contemplazione dell’amore del Signore. Il Suo cuore è affascinato dall’Eucarestia, da Cristo che diviene presenza nel “Pane” per abitare in mezzo agli uomini e donarsi a loro. Nel febbraio del 1751, raggiunge la casa religiosa di Pagani (SA) per compiervi gli studi teologici che, spesso, saranno interrotti a causa dell’insorgere di una grave malattia: la tisi. Vivrà ancora poco tempo, ventidue mesi di sofferenze, ma anche di totale e nobile abbandono in Dio.
 La ricerca del recupero fisico Lo costringe a continui spostamenti tra le sedi delle Case Redentoriste, in varie località della Campania e della Puglia, dove, abitualmente, si riuniscono i Missionari. Lascia, ovunque, l’ammirata ed entusiastica fama di Santità. A Deliceto (FG), nella Comunità di Santa Maria della Consolazione, incontra San Gerardo Maiella, confratello coadiutore, con il quale stabilisce una profonda e fraterna amicizia, rafforzata dalla promessa scambievole di recitare, ogni giorno e fino alla morte, un’Ave Maria alla Vergine Santa. Gerardo, all’epoca dell’incontro, attraversa un periodo di crisi, di desolazione e di tristezza. Sente il “ cuore che scoppia ” ed è molto angosciato. Domenico gli traccia un segno di croce sul petto e Gerardo ritrova la pace “ come se mai avesse sofferto ”.
Nei mesi successivi, le condizioni fisiche del Blasucci peggiorano considerevolmente. Nel semplice deglutire, sente come se due chiodi gli oltrepassassero l’esofago”. Accanto al suo letto, sul comodino, c’è una massima, sintesi della sua vita terrena: Volontà di Dio! Dio mio, fatemi adempiere in tutto la Vostra Volontà!”. Con il trascorrere dei mesi, sente venir meno le forze, ma con il suo slancio e la sua fermezza nel Signore riesce ad incoraggiare e favorire la vocazione, tra gli altri, del fratello maggiore Pietro Paolo, quasi a voler prolungare la propria vita nell’Istituto ed attuare, per suo tramite, gli obiettivi che avverte di non poter più realizzare. Pietro Paolo, alcuni anni dopo la morte di sant’Alfonso, sarà eletto prima Rettore maggiore per i Missionari redentoristi della Sicilia e poi Superiore generale dei Missionari redentoristi, che lo considerano, dopo il Santo, il secondo fondatore dell’Istituto; nei suoi ventiquattro anni di governo, dal 1793 al 1817, ne favorirà lo sviluppo estendendo la Congregazione religiosa in Polonia, Austria, Svizzera e morirà in “concetto di Santità”.
Domenico, logorato nel fisico ma sempre forte nello spirito, continua a rivolgere il suo cuore e la sua anima a Dio. Ai confratelli, frequentemente, ripete: “Intollerabile mi sarebbe il vivere senza la Croce, l’unica mia consolazione è la Croce, dimostrando che, all’appello dell’Amore Divino, l’unica risposta cristiana è: “ Sì, vengo. Eccomi ”. 
La mattina del 2 novembre 1752, Commemorazione di tutti i fedeli Defunti, Domenico Blasucci, con il conforto dei Sacramenti e delle preghiere dei confratelli accorsi intorno al letto, muore serenamente nella casa religiosa di Materdomini; ha tra le mani la corona del Rosario e il Crocifisso, il sorriso sulle labbra e lo sguardo rivolto all’immagine di Gesù, che ha fatto affiggere su una parete della celletta; è ancora studente in teologia; ha l’età di vent’anni, sette mesi e ventotto giorni ed ha trascorso nella Congregazione due anni, dieci mesi e nove giorni. L’indomani si tengono le esequie solenni.
La salma, prima di essere tumulata accanto all’altare della Madonna della Potenza, in un loculo scavato nella roccia, atto di sublime riverenza, è esposta in Chiesa, ancora per due giorni, per appagare la devozione popolare, che è divenuta fiduciosa ed osannante. Il 26 novembre 1752, per desiderio di Sant’Alfonso, l’elogio funebre è celebrato anche nella casa religiosa di Pagani.
Le Sue reliquie, a tutt’oggi, sono custodite e sigillate in un contenitore di legno, nella casa dei Redentoristi a Materdomini di Caposele. Il 23 maggio 1906, in seguito al Processo Ordinario Informativo sulla vita e le guarigioni miracolose ottenute per Sua intercessione, Domenico Blasucci è proclamato “Venerabile” con Decreto del Papa San Pio X. A novantacinque anni da quest’evento, continuiamo ad invocare la Santissima Trinità, affinché la Sua purezza di spirito, le Sue alte virtù e la Sua spiccata Santità possano risplendere davanti agli uomini e Domenico Blasucci sia riconosciuto e venerato con i titoli di Beato e Santo, così com’Egli è stato:
… Santo, veramente Santo, … tutto simile al Redentore Divino. 

(Profilo tratto da "Biografia di Michele Donato Grieco – www.domenicoblasucci.it")
 
 
 
 
 
 
 
Solimene Leopoldo 
 
Pittore: per la sua arte raffinata fu ritrattista alla Corte di Francesco II. Anche in paese abbiamo parecchi ritratti, autentiche sue opere.
Nel monastero di Santa Chiara (XIV sec.) a Ferrandina (MT) sono conservati dipinti raffiguranti la Santa realizzati da Leopoldo Solimene (XVIII sec.)
 

 
Cesare Polimondo Chiaia
 
Nato nella nostra Ruvo del Monte, piccolo ed alpestre paese del Circondano di Melfi, che ha dato alla Magistratura ed al Foro uomini di alto valore, fra i quali i Blasucci e i Caturani. Figura nobilissima ed originale di magistrato, cultore di diritto, pubblicò tra l’anno 1902 una acuta e dottissima monografia sulla distinzione tra l’avente causa e il terzo rimpetto dell’art. 1327 del Codice Civile.
 


 
Pietro Tozzi (1883 –1974)

 
 
Pittore ben noto nell’ambiente artistico italiano ed estero. Visse prima a Firenze, poi, negli Stati Uniti. Nel 1906 diede il suo capolavoro nel “Mietitore di Basilicata”. Dipinto pieno di vita e di espressione, che nell’esposizione di Seattle e Pittsburg del 1909 ottenne la medaglia d’argento e il secondo premio internazionale. Fu un ottimo ritrattista, tra gli altri ritrasse il generale Caviglia, il Ministro della Guerra Rousseau e molti altri. La Rivista “La Basilicata nel mondo” lo definisce “artista di valore non comune che altamente onora la terra che lo vide nascere, nonché la Patria italiana”.
 
 
 
 
 

 
 
Tommaso Patrissi 
 
Uomo di cuore e di ingegno – nacque il 26 agosto 1902, morì a Roma il 6 dicembre 1981. Di vivida intelligenza, frequentato i vari corsi di studio, nel 1926 si laureò presso L’università di Napoli in medicina e chirurgia. Vinse nel 1932 il concorso di medico provinciale a Potenza, carica allora particolarmente prestigiosa. Da Potenza passò a Rovigo e poi a Venezia, a dirigere pure un centro malarico, profondendo le sue migliori energie con la mala-terapia per psiconeurolosi. Si dedicò particolarmente allo studio e alla prevenzione della malaria; promosse tutte le iniziative per la lotta antianofele.Chiamato presso l’Alto Commissariato della Sanità con funzione d’Ispettore Generale predispose ed attuò un piano quinquennale di lotta contro l’anofele (la zanzara malarigena) mediante il massiccio impiego del D.D.T.. Tale efficace intervento consentì, nel giro di tre anni, la scomparsa dell’endemia malarica in tutto il Paese. Dal 1952 al 1964 fu eletto nel Consiglio provinciale di Potenza e ricoprì la carica di assessore alla sanità. Fu autore di ben 43 lavori di ricerca scientifica, è stato membro dell’Accademia di Medicina di Roma. In riconoscimento dei suoi meriti e per il notevole contributo dato con elevata competenza alla soluzione dei molteplici problemi nel campo dell’igiene e della prevenzione, gli fu conferita, nel 1970, la medaglia d’oro al merito della Sanità Pubblica.
 

 
Mons. Giuseppe Maria Ciampa
Casella di testo:
Nacque a Ruvo del Monte il 23/01/1907. Egli compì gli studi ginnasiali presso il Seminario di Salerno e quelli liceali e teologici a Napoli, conseguendo la laurea in teologia. Ordinato sacerdote il 14 luglio 1929, fu incaricato dell’insegnamento nel seminario pontificio di Potenza sino al 1935. Inseguito fu nominato arciprete di Ruvo del Monte dal 16 luglio 1933. Successivamente fu nominato da Papa Pio XII cameriere segreto soprannumerario. Il 4 novembre 1965 fu promosso prelato di onore da Sua Santità Paolo VI, come riconoscimento della sua intensa attività pastorale svolta in questo lungo e travagliato periodo degli anni del fascismo, della guerra e della ricostruzione, legando la sua vita alla storia religiosa e civile del piccolo centro di Ruvo.
Oltre alla ricostruzione della Chiesa parrocchiale, pericolante dopo i danni del terremoto del 1930, egli si dedicò con zelo a rinnovare la pastorale, con particolare impegno nel settore liturgico e catechistico. Dotò la parrocchia di Ruvo del Monte di un’accogliente casa canonica, come pure gli altri locali di ministero. Dette impulso alla vita culturale e spirituale di Ruvo, interessandosi al funzionamento dell’asilo infantile ed all’istituzione di una sezione di asilo nido. Raccolse appunti e notizie sulle vicende ecclesiastiche e civile del paese, pubblicate nel libro “Ruvo del Monte – notizie storiche” (del 1959). Nei 47 anni di vita parrocchiale prese a cuore in modo particolare il funzionamento dell’Asilo Infantile. Nel 1946 si impegno per l’apertura di un consultorio materno-pediatrico con visita settimanale di uno specialista per i bambini e con la distribuzione gratuita ai più bisognosi di ricostituenti  e medicinali. Nel 1952, dopo ripetute istanze, l’ONMI (Opera Nazionale Maternità Infanzia), in collaborazione con la parrocchia, decise l’apertura del “Refettorio Materno”, in cui venivano assistite gratuitamente e ogni giorno le numerose giovani madri. Negli anni 1955/1956 curò i lavori di restauro dell’Asilo Infantile. Dal 1960, per suo interessamento, iniziò a funzionare l’Asilo nido. La sua opera mirava a far crescere e educare i fanciulli sul piano del corpo, dell’anima, della grazia e della mente.
Morì a Ruvo del Monte il 19/03/1980. Nell’agosto 1997 l’Amministrazione comunale ha intitolato in sua memoria la piazza antistante la Chiesa Madre.
 
      
 


















 
Ed McBain
 
Pseudonimo principale di Evan Hunter (nato Salvatore Lombino)  cresciuto nel quartiere di East Harlem, e morto in Connecticut all’età di settantotto anni a causa di un cancro alla laringe, aveva ottenuto nel 1952 l’autorizzazione a cambiare il proprio nome. Giovane dai mille mestieri (insegnante in un istituto religioso, pittore, telefonista, pianista jazz), McBain scoprì probabilmente la propria vocazione lavorando per la Scott Meredith, una grande agenzia letteraria che avrebbe poi per molti anni curato i suoi interessi editoriali. Dai suoi libri sono state tratte, nel corso del tempo, parecchie pellicole di successo, da “Anatomia di un rapimento” (1963) di Akira Kurosawa a “Rosso nel buio” (1978) di Claude Chabrol, senza contare la sceneggiatura de “Gli uccelli” (1963) di Hitchcock, firmata come Evan Hunter. Scrittore quanto mai prolifico, oltre che affermato autore di libri è stato anche un noto sceneggiatore cinematografico. Ha pubblicato centinaia di romanzi polizieschi e molte sceneggiature firmando sia con il suo vero nome Evan Hunter sia con diversi altri alias, in particolare quello di Ed McBain (il maggiormente conosciuto e quello usato per i romanzi polizieschi).
Fra gli altri pseudonimi usati vi sono stati anche quelli di Richard MarstenHunt CollinsEzra Hannon e Curt Cannon. È con il proprio nome che ha scritto quelli che sono probabilmente i suoi romanzi di maggiore impegno: Il seme della violenza (The blackboard Jungle, del 1954) e Streets of Gold (dedicato al nonno Giuseppantonio Coppola del 1974).  I suoi libri hanno venduto più di 100 milioni di copie nel mondo. Come Ed McBain, ha scritto la famosa serie di romanzi dell’87° distretto e la serie di Matthew Hope.


Premi Letterari

Opere principali

Romanzi scritti come Ed McBain

Serie dell'87º Distretto

  1. 1956L'assassino ha lasciato la firma[1] (Cop Hater)
  2. 1956, Estremo insulto (The Mugger)
  3. 1956, Non svegliarmi o Uno spacciatore per l'87° (The Pusher)
  4. 1957Pietà per chi crede (The Con Man)
  5. 1957Qui, 87º Distretto (Killer's Choice)
  6. 1958, "Savage" calibro 300 (Killer's Payoff)
  7. 1958, Ucciderò alle otto (Lady Killer)
  8. 1959Attentato Carella (Killer's Wedge)
  9. 1959, Tutti per uno, all'87°[2] ('til Death)
  10. 1959, Due colpi in uno (King's Ransom)
  11. 1960Due mani in cerca di cadavere o Date una mano all'87º distretto (Give the Boys a Great Big Hand)
  12. 1960Chiamate Frederick 7-8024 (The Heckler)
  13. 1960, Lo spettacolo è finito (See Them Die)
  14. 1961Tutto da rifare all'87º Distretto (Lady, Lady, I Did It!)
  15. 1962Le ore vuote (The Empty Hours): contiene i romanzi brevi Le ore vuote (The Empty Hours), J (J), Bufera (Storm)
  16. 1962, Nessuna via d'uscita (Like Love)
  17. 1963Lungo viaggio senza ritorno (Ten Plus One)
  18. 1964Gioca al buio l'87º Distretto (Ax)
  19. 1964Tutto regolare, mamma[3] (He Who Hesitates)
  20. 1965, L'ultima voce (Doll)
  21. 1966Ottanta milioni di occhi (Eighty Million Eyes)
  22. 1968Allarme: arriva la "Madama" (Fuzz)
  23. 196987º Distretto: una cartuccia di troppo (Shotgun)
  24. 1970Gioco di pazienza per l'87º Distretto (Jigsaw)
  25. 197187º Distretto: tutti presenti (Hail, Hail, the Gang's All Here!)
  26. 197287º Distretto: l'assassino ha confessato (Sadie, When She Died)
  27. 1973, 87º Distretto? Parlate più forte[4] (Let's Hear It for the Deaf Man)
  28. 1973Confessione di un presidente all'87º Distretto (Hail to the Chief)
  29. 1974Una questione di pane per l'87º Distretto (Bread)
  30. 1975Parenti di sangue per l'87º distretto (Blood Relatives)
  31. 197687º Distretto: finché morte non vi separi (So Long as You Both Shall Live)
  32. 1977Dal passato incubi per l'87º distretto (Long Time No See)
  33. 1979Calypso per l'87º Distretto (Calypso)
  34. 1980Fantasmi per l'87º Distretto (Ghosts)
  35. 1981Troppo caldo per l'87º Distretto (Heat)
  36. 1983Ghiaccio per l'87º Distretto (Ice)
  37. 1984Fulmini sull'87º Distretto (Lightning)
  38. 1985Otto cavalli neri per l'87º Distretto (Eight Black Horses)
  39. 1987Veleno per l'87º Distretto (Poison)
  40. 1987Brutti scherzi per l'87º Distretto (Tricks)
  41. 1989Ninna nanna per l'87º Distretto (Lullaby)
  42. 1990Vespri (Vespers)
  43. 1991Vedove (Widows)
  44. 1992Kiss (Kiss)
  45. 1993Misfatti (Mischief)
  46. 1994Natale all'87º Distretto (And All Through the House) [novella]
  47. 1995Romance (Romance)
  48. 1997Nocturne (Nocturne)
  49. 1999Grande città violenta (The Big Bad City)
  50. 2000L'ultimo ballo (The Last Dance)
  51. 2001Money[5] (Money, Money, Money)
  52. 2002Il rapporto scomparso (Fat Ollie's Book)
  53. 2004Il party (The Frumious Bandersnatch)
  54. 2004Anagram (Hark!)
  55. 2005Traditori (Fiddlers)

Serie di Matthew Hope

  1. 1978L'altra donna (Goldilocks)
  2. 1981, Nel bene e nel male (Rumpelstiltskin)
  3. 1982La bella e la bestia (Beauty and the Beast)
  4. 1984, Alibi per due (Jack and the Beanstalk)
  5. 1985, Quando Sarah si veste di giallo (Snow White and Rose Red)
  6. 1986Alias Cenerentola (Cinderella)
  7. 1987, La gatta con gli stivali (Puss in Boots)
  8. 1988, Un'ombra sulla spiaggia (The House That Jack Built)
  9. 1990, Tre topolini ciechi (Three Blind Mice)
  10. 1992, Mary Mary (Mary Mary)
  11. 1994, Il sangue di Matthew Hope (There Was a Little Girl)
  12. 1996Gladly, l'orsacchiotto strabico (Gladly the Cross-eyed Bear)
  13. 1998Ultima speranza (The Last Best Hope)

 

 

Altri romanzi

Romanzi scritti come Evan Hunter    

 

 

Romanzi scritti come Ezra Hannon

1975I casi sono tre, (Doors) stampato nel 1977 nella collana Il Giallo Mondadori con il numero 1493.

Romanzi scritti come Richard Marsten

Romanzi scritti come Curt Cannon

Romanzi scritti come Hunt Collins

Romanzi scritti come John Abbott

  • 1972, (The telegram Code)
  • 1981, (The Man with Ideas)
  • 1986, (For Medicinals Purposes)
  • 1992, (Scimitar)

Filmografia

Film tratti dai suoi romanzi

Casella di testo:  Soggetti e sceneggiature


Telefilm e miniserie

 

 

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Ultimo aggiornamento: 04 agosto 2023, 12:36

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